Nato a Gaiole in Chianti nel 1884 da una famiglia di agricoltori, Igino Sderci fu attivo inizialmente a Siena in un laboratorio di intaglio, costruendo nel frattempo qualche violino come autodidatta. Fu in questa città che egli venne in contatto con il liutaio, commerciante ed esperto di Milano Leandro Bisiach, in quel momento a Siena per prendersi cura della collezione del conte Chigi-Saracini. Accortosi del talento del giovane, Bisiach al suo ritorno a Milano lo volle come allievo e dal quel momento Sderci ebbe un lungo rapporto di collaborazione con Leandro Senior e i suoi figli. Dopo essere tornato a Firenze nel 1924, Sderci strinse un rapporto particolarmente assiduo con Carlo Bisiach, per il quale lavorò, ma realizzò anche un cospicuo numero di strumenti in proprio, in particolare violini e viole, per cui divenne piuttosto apprezzato.
Raffinato artigiano e lavoratore instancabile, Sderci costruì nella sua lunga vita centinaia di strumenti, tavolta venduti senza vernice a colleghi più rinomati fra cui, appunto, Leandro e Carlo Bisiach e Simone Fernando Sacconi a New York. Usò una varietà di modelli ispirati agli Amati, a Stradivari e più occasionalmente a Guadagnini e Guarneri del Gesù, sempre interpretati con un gusto tipicamente milanese. I bordi sono attentamente arrotondati, con una sguscia stretta e un filetto incassato meticolosamente. Il riccio, equilibrato e di perfetta rotondità, è riconoscibile anche in strumenti poi firmati da coloro che glieli avevano commissionati; avendo fornito spesso strumenti "in bianco" la vernice di Sderci è piuttosto semplice e secca, di un chiaro colore ambrato.