Nato a Lentigione di Brescello nel 1908, Raffaele Vaccari crebbe in una famiglia di tradizioni musicali e iniziò da giovane a suonare il violino. Entrò in contatto con il liutaio Amedeo Simonazzi, attivo nella provincia reggiana e, nel 1929, iniziò a frequentare la Scuola comunale di liuteria annessa al Regio Conservatorio di Parma, appena istituita sotto la guida di Gaetano Sgarabotto e di suo figlio Pietro. Vaccari fu, insieme a Sesto Rocchi, uno dei due allievi adulti ammessi da fuori la provincia di Parma. Completato il corso nel 1934, Vaccari iniziò a lavorare nel suo paese natale, ma per lungo tempo dovette alternare la liuteria con altri lavori, in particolare la fabbricazione di cesti. Solo intorno agli anni sessanta, il suo lavoro iniziò a essere apprezzato in misura tale che gli vi si potè dedicare con maggiore continuità, pur senza abbandonare mai la sua vita frugale a Lentigione.
Nonostante le umili origini, Vaccari fu un liutaio tecnicamente ben preparato, accurato e perfezionista. I suoi strumenti iniziali sono strettamente ispirati allo stile del maestro, Gaetano Sgarabotto, i cui modelli egli continuò a seguire per tutta la vita. Dopo la Seconda guerra mondiale il suo lavoro divenne ancor più legato alla liuteria classica, con modelli ben proporzionati e attentamente eseguiti, punte di media grandezza e voluta molto regolare; vennero allo stesso tempo a mancare alcuni degli elementi più personali legati alla formazione nella Scuola di Parma. Il liutaio, ormai cieco per l’avanzare dell’età, si suicidò a 86 anni per l’impossibilità di dedicarsi alla sua passione.