Stefano, fratello minore di Giuseppe Scarampella, nacque a Brescia nel 1843 e iniziò ad interessarsi di strumenti musicali seguendo le orme del padre Paolo, che li costruiva e riparava a livello amatoriale. Dopo che nel 1866 Giuseppe fece ritorno dal suo apprendistato presso Nicolò Bianchi a Parigi, Stefano si perfezionò sotto la sua guida, anche se egli non fu probabilmente in grado di iniziare a praticare la liuteria professionalmente che dopo essere approdato a Mantova da alcuni anni e aver oltrepassato i quarant'anni di età. La lontananza fisica dal fratello, che si era invece trasferito a Firenze, fece sì che il suo stile si sviluppasse in maniera autonoma e del tutto spontanea in una carriera quieta e per molti versi vicina agli stilemi della liuteria ottocentesca più che di quella del primo Novecento.
Gli strumenti iniziali di Stefano Scarampella erano tuttavia costruiti su un modello che Giuseppe aveva derivato da del Gesù; in questa fase il fratello minore tentava di imitare il suo filetto lezioso estendendo in maniera esagerata i “baffetti” di fanone di balena sulle punte. In omaggio a Mantova, sua città di adozione, Scarampella introdusse presto anche un modello derivato da Tommaso Balestrieri. Una terza ispirazione sembra talvolta provenirgli anche da Giuseppe Dall'Aglio, sia in alcuni violini ma più in particolare nelle viole; un'ascendenza di Balestrieri viene infine identificata nei suoi violoncelli. Lo stile dei ricci è sempre personale, con una terminazione del giro bassa; il fronte della voluta è robusto e il retro ha un andamento piriforme e una terminazione inferiore in due caratteristici lobi. La vernice tende inizialmente a essere di color ambrato, per poi diventare più rossa e di pasta morbida a cavallo fra i due secoli, ed infine dura e di color arancio negli anni '20.