Nato nel 1838 e fratello maggiore dell'ora assai più noto Stefano, Giuseppe Scarampella fu invece notevolmente più conosciuto e stimato in vita, oltre ad aver avuto un ruolo primario nella formazione dello stesso Stefano. La famiglia d'origine intratteneva a Brescia stretti rapporti con musicisti, in particolare Antonio Bazzini, e Paolo, il padre dei due liutai, aveva costruito strumenti da autodidatta. Grazie alle relazioni di Bazzini, Giuseppe venne inviato a Parigi a lavorare nell'atelier di Nicolò Bianchi. Tornato in Italia, si trasferì a Firenze dove iniziò a collaborare con la famiglia dei Castellani, che erano curatori della collezione di strumenti dell'Istituto Cherubini. Alla loro morte, Scarampella ne rilevò l'incarico, affermandosi come uno dei più stimati restauratori italiani di quegli anni.
I suoi strumenti nuovi sono molto rari e in essi il liutaio mostrò una chiara predilezione per il modello del Gesù, utilizzato talvolta anche nelle viole. La lavorazione è molto accurata, con un intarsio raffinato del filetto; il modello della testa è personale, non ricalcando da vicino quello di Guarneri, e la nocetta ha una forma ad ogiva caratteristica.